Risultato (16 presenti):

5: tucci, aiazzar, sodostè, pietrino, marmo, sauro, locatori, marcosauro

4: federico, rooney, becagli, beppe, rossi, marietto, sodomax, bertacca

Classifica: se ‘unn’avete ancòra vista séte messi male (Papo pensici te)

Omo Sky: Marmo, ha segnato una rete megagalattica

Omo Skyfo®: Rooney, a gentile richiesta

Note hellzapopping: partita in bilico per tutto il tempo risolta da un cross che Marietto portiere ha osservato la palla come Newton la mela. Solo che la mela finì nell’erba ma il pallone nella rete e poi Newton capì la forza di gravità e non fece perde nessuno 5-4.

Da rilevare anche un gol preso da Sodostè che più che un portiere sembrava uno con la crisi d’asma che, quando ha visto Federico avventarsi sul pallone di testa ed avvicinarsi minacciosamente, ha fatto un’espressione come se avesse visto cede la diga del Vajont.

Ottima la tripletta di Federico, ordinarie le schermaglie Pietrino-Marietto due abituati al gioo di prima, al dai-e-vai e al triangolo che per loro è un affare da mette in curva dopo che hanno tamponato. Ottima anche la pizza al “Mai dire pizza”, probabilmente perché un c’era il Cantalupi.

Lì a cena c’era il Tucci capotavola che gigioneggiava con le braccia conserte dopo avè fatto fuori una fetta di coomero. Dietro di lù c’era Gino il cane di Pietrino (non è una rima a bischero, si chiama proprio così il cane dell’ex bomber che era lì a cena con la moglie). A un certo punto a Gino chissà che n’è preso, deve avè scambiato il Tucci per un Calippo: è saltato e n’ha appoggiato le zampe anteriori ognuna su una spalla e ha iniziato a leccanni l’orecchi. Le battole ni si muovevano in avanti e indietro secondo le slinguate di Gino.

Il Tucci aveva sempre le braccia conserte ma l’occhi spraccati e gli orecchi roteanti, pareva un effetto speciale.

Poi Pietrino ha sceso Gino dal Tucci, gli orecchi ni son tornati in posizione di riposo e lui ha carezzato il cane che l’ha guardato malinconicamente come un bimbetto guarda lo stecchino del ghiacciolo finito, poi il Tucci ha rimesso le braccia conserte nella sua classica posizione di attesa e, dopo un quarto d’ora, abbiamo smesso di ride.

Prossimo turno: giovedì 15 luglio (a seguire muscoli e totani ripieni)

Si omologa la 54.a giornata dell’8 luglio 2010:

Risultato (14 presenti):

4: beppe, papetto, tucci, francè, rossi, aiazzar, matrone

3: federico, g.ceppa, marmo, rooney, becagli, sauro, g.vasino (d’ora in poi sarà così perché gianni ce ne sono 2 e francesconi, come ammannati, è troppo lungo)

Classifica: vì sopra

Omo Sky: papetto.

Omo Skyfo®: beppe

Spettatori: il poli.

Note hellzapopping: a differenza di noi è stata una partita equilibrata. Il risultato è sempre stato in bilico e la differenza l’ha fatta Papetto che, nonostante avesse di fronte dei pre-pensionabili e per compagni di squadra un manipolo composto a maggioranza da cardiopatici, ha giocato con la determinazione di quando aveva 25 anni e a suon di pallonate smusava le barriere e infilzava portieri in tutti i campi di calcio compresi nella latitudine/longitudine che va da Vallecchia a San Macario in piano a Bozzano fino alla Bufalina di Torre del Lago.

Era talmente carico che, probabilmente facendosi forza della sua attività di oculista, nel riscaldamento ha anche tirato una pallonata in un occhio a un suo compagno di squadra (Rossi) mentre faceva il conto per chi andava in porta. Era come se il carrozziere avesse sbatacchiato in un’auto parcheggiata così, tanto per dimostrà che tanto l’avrebbe riaccomodata senza problemi.

Il match, a cui ha assistito il Poli che ha riso e preso per il culo tutti dalle 8 alle 9 (non poteva gioà perché s’è levato un cecchio appostatonisi sulla cervice, ma s’è rifatto più tardi sfoderando una prestazione scintillante al tavolino), ha avuto un epilogo che mi ha toccato nell’animo, profondamente.

Io, 70enne di 51 anni, ripresentatomi al campo di calcetto come Chivu dopo che l’avevino risistemato alla bell’e meglio. Io, tornato al Pandorito come se Nadia Cassini fosse tornata a fà i film – quelli che stava sempre a peorina – dopo che n’avevino fatto la plastica ai labbri del culo perché sennò ni cascavino e ni infiammavano il menisco.

Io, dicevo, depresso da mesi, anni, lustri di “Beppe-ultima-scelta” che mi nutrivo della flebile positività d’avè vinto il minimo rimpallo mistificandolo come merito, del buon fine del passaggio più elementare (anche durante il riscaldamento, lo ammetto), il tutto per ricostruire un’autostima calcistica minata da una spaventosa sequela di prestazioni indecenti, dal silenzio dei compagni ormai stufi di vituperarmi dopo l’ennesimo errore.

Io, per tornare agli ultimi minuti della partita, avevo fatto caicchià giocando spesso di prima perché toccalla due volta di fila mi riesce poco e, ahimè, spesso passando agli avversari (Vitaliano, bellissimo, chiama questo gioco “pallalloro”). Avevo, però, fatto anche un paio d’assist da palla ferma che avevano permesso a Papo e al Rossi di segnare due reti svilendo quanto meno la pesantezza del mio senso di inutilità calcistica.

Siamo quasi allo scadere, noi si sta vincendo 4-3 e si attacca verso la porta lato spogliatoi dove sono già pronti tutti quelli dell’ora dopo. Papetto, ancora assatanato nonostante la tripletta, ruba palla e innesca un contropiede: siamo in due contro uno.

Io, ovviamente stanziale nella metà campo avversaria come un ippopotamo nel suo stagno nel Serengheti, mi allargo e mi avvicino alla porta per ricevere la palla mentre il portiere lascia la porta sguarnita per chiudere su Papetto.

Cazzo, me la dà, segno anch’io! Stasera niente antidepressivo, stasera so con quali immagine aspettare il sonno: due assist e un gol… Mi sento come il rais che aspetta il branco dei tonni diretto nella camera della morte della mattanza.

Papetto mi vede e me la passa. Papetto è mio amico, Pietrino avrebbe dribblato anche Martino (il custode) e Marietto sarebbe tornato indietro o si sarebbe sfracellato pur di fare il dribbling dalla parte sbagliata, ma Papetto non è egoista ed è mio amico.

Federico ormai è tagliato fuori, il pallone mi sta arrivando a 3 km/h, mi fermo ad aspettarlo a 29 cm dalla riga di porta.

Il pallone potrei fermarlo, darmi la Crescina in testa e vedere se mi crescono i capelli neri come mì pà, biondi come mì mà o bianchi per la mia età, e poi depositarlo in rete a billate. Mi gusto il momento come una loffa di 40 secondi che ti decomprime l’addome affollato dalla parte volatile del minestrone di fagioli stiaccioni.

Ecco il pallone, a poca distanza da me, sulla panchina dietro la porta, stanno appollaiati tutti quelli delle 9. Mi sembrino quelli della Maratona, la curva del Toro.

Arriva la sfera, ne vedo le cuciture e la scritta; metto il piede destro, il mio preferito, mi preparo alla deviazione di ciatta.

Avrei potuto anche non averlo il piede, tipo Pinocchio quando Geppetto se lo scorda troppo vicino al camino e ni bruciano le gambe fino al ginocchio.

La palla non mi ha mai toccato la scarpa, mi ha picchiato nel nocciolino del nodello ed è uscita fuori di un metro sul palo più lontano. Si sono messi tutti a ride: gli avversari, quelli delle 9, io e i miei compagni. Meno che Papetto, s’è levato la casacca ed è andato via lasciandoci uno in meno.

E pensà che Papetto è mio amico…

il Giudice Unico Autoproclamato

Si omologa la 53.a giornata del 5 luglio 2010:

Risultato (14 presenti):

7: becagli, beppe, g.ceppa, bertacca, marmo, rooney, sauro

3: tucci, matrone, federico, poli, aiazzar, rossi, marietto

Classifica: vì sopra

Omo Sky: g.ceppa.

Omo Skyfo®: Beppe

Note hellzapopping: serata standard al Pandorito. Son successe le cose che succedono sempre. E cioè:

1.      arrivo alla spicciolata dove son più quelli che arrivino tardi di quelli che arrivino in orario

2.      dieci minuti per decide chi fa le scelte

3.      l’Aiazzi, dopo le critiche estetiche dell’altra volta, è vestito bene: c’ha la maglia del Brasile e viene subito accusato di uso improprio della cassa sociale. Risponde qualcosa ma escono suoni gutturali incomprensibili che se parlasse a cenni sarebbe meglio. Forse però a sua insaputa emette qualche ultrasuono che allontana le zanzare accorse in numero inferiore rispetto alle ultime sere.

4.      curiosamente anche Marmo e Federico c’hanno la maglia del Brasile. Beppe c’ha il costume (del Brasile) con scritto “ordem e progreso” proprio sul pacco.

5.      improvvisamente (8:10 spaccate) due si isolano come quando il giudice chiama a sé l’accusa e la difesa e iniziano a fare le scelte

6.      8:11 arriva Marietto che pare un raccattapalle della Dinamo Dresda, s’affaccia dal cancello e abbaia subito. Non lo fa per segnalare la presenza, ni viene proprio così.

7.      C’è da rifà le scelte? “macchè! Piglielo pure te” “No, no, tocca a te sceglie”

8.      8:15 finiscono scelte, riscaldamento e discorsi a bischero su argomenti più svariati

9.      8:18 prima litiata: Poli con Marietto.

10.  tra le 8:18 e le 8:59 si alternano gol, fine, lisci, contrasti, punizioni reclamate a vanvera per lesa maestà, per apologia di reato, traverse, colpi di testa con rumori inquietanti, parate volontarie e involontarie, azioni silenziose di Sauro, fughe di Rooney che ni finisce sempre l’ossigeno all’ultimo tocco, scatti in differita del Rossi, dribbling autoestinguenti di Marietto, finte-controfinte-lanci-e-insulti del Poli, lanci col fucile a tappi del Bertacca, movimenti caracollanti di Marmo e Fede (orgoglioso della sua fascia di omoskyfo® come un bimbo del suo trenino nuovo), interminabili fasi catatoniche del Becagli, guizzi 58enni di Tono e 70enni di Beppe, ripetuti maltrattamenti all’Aiazzar che s’intestardisce a volè fà il cross dal fondo e azioni impetuosi di g.ceppa che non ride mai durante la partita e trascina la sua squadra come il trattore il carro dell’Avanzini

11.  8:59 Marietto subisce l’onta finale: G.Ceppa lo svernicia anticipandolo e addirittura segnando in ripartenza il 7-3 e allora, il raccattapalle della Dinamo Dresda  scarica la tensione tirando una pallonata verso la via Indipendenza. Partita finita.

12.  qualche sterile discussione (ma meno del solito, forse per la stanchezza perché il caldo è stato veramente intenso) che censura il gesto dell’ausiliario del traffico che sta svestendo i panni di DinamiteBla, ma c’è tranquillità, ormai ognuno sa delle altrui dinamiche e – se non è affranto da particolari fasi negative personali – è in un certo vaccinato, come se avesse ormai sviluppato l’antidoto alle incandescenze dell’agitato di turno. Ora il problema serio e impellente è “dove si va a mangià?”

13.  lì lo spogliatoio è un piccolo Montecitorio, si formano correnti, alleanze dettate da ernie iatali, inculate singole o di gruppo subite in questo o quel locale, millantati trattamenti di favore etc. Alla fine il gregge partorisce la fatwa: E’ caldo, si va al “Mai dire pizza”. Uno obietta “ma il Cantalupi non c’è”. E quell’altri “appunto” e si va lì.

14.  il penultimo passo della serata standard – trascorsa a parlà di cazzate, tope e calcio – è quando il Tucci dà la via al disco. “lo sapete che è successo?” e allora attacca a parlà di morti, tragedie, disgrazie, omicidi… e tutti si tocchino i coglioni e lo mandino ridendo in culo

15.  anche nell’ultimo step della serata è di routine che ci sia una vittima: il collo del papero.

Prossimo turno: giovedì 9 luglio 2010.

Il Giudice Unico Autoproclamato

Fratelli e Sorelle,

grazie a quelli che (come i monaci benedettini del medio evo) hanno pazientemente e oscuramente trascritto i risultati in attesa che tornasse Beppe /Lazzaro ad aggiornare, riprendono gli aggiornamenti e le cronache del Pandorito.

E’ la giornata del primo luglio, auguri all’ex primatista Pepo ancora nei guai col nodello rotto.

Si omologa la 52.a giornata del 1° luglio 2010:

Risultato (15 presenti):

6: aiazzar, pardini2, rossi, becagli, poli, francè, fabrizio

2: sodoste, tucci, g.francesconi, matrone, beppe, sodomax, g.ceppa, federico

Classifica: vi sopra.

Omo Sky: Pardini2.

Omo Skyfo®: Federico

Note hellzapopping: attenti, pronti, via: 2-0 per quelli che poi han perso. Quell’altri (quelli che poi hanno vinto) cominciavino già a dà di balta: il Poli urlava al Becagli, Francè e il Pardini2, incatenati in difesa come Melampo alla cuccia, saltabeccavano senza beccalla mai. L’Aiazzar piuttosto che dalla al Rossi, si rinchiudeva negli spazi occupati e Fabrizio, rimasto solo a metà campo, ammattiva a cercà d’interrompere le trame dei Sod brothers, dei post-ospedalizzati Beppe e Gianni e della Ceppa che – supportato da Tono che ni copriva le spalle – faceva il bello e il cattivo tempo.

Poi  - potenza del Pandorito – d’improvviso è girato il vento.

Prima il Poli ha tirato una sassata in porta e il Tucci, in qualche modo ma sicuramente a sua insaputa, l’ha parata. Il pallone n’è rimasto fra i piedi e il nandropasticcere sembrava un cane che annaspa perché non trova più il legnetto che n’ha tirato il padrone: girava come ammattito su sé stesso e guardava da tutte le parti meno dov’era il pallone.

A differenza di Francè – che si esibiva con la solita maglia a maniche lunghe che ni spuntava sotto quella a mezza manica, calzerotti del CRO Dinamo che a fatica nascondono i parastinchi che ormai hanno acquisito la particolare sagoma anatomica del polpaccio dell’unico potenziale esubero della Telecom – il Tucci era vestito con una maglia a righe verticali giallo e blu che ne esaltavano la forma ellittica della figura.

La linea verticale immaginaria (perpendicolare al terreno) che parte dalla fronte per arrivare ai piedi, subiva una prima deviazione appena sotto il petto raggiungendo il top della curvatura all’altezza del bellìoro per poi rientrare nella proiezione dovuta all’altezza dei ginocchi. Ricordava vagamente Obelix  vestito alla rovescia (lu’ c’ha i calzoni a righe, non la maglia).

Poi è stato Tono, anche lui mentre era in porta, a dare segni di cedimento fermandosi tipo Antibo e consentendo l’accorciamento delle distanze.

Il gol del 2-2 è stato un capolavoro del Rossi ma lo ha senz’altro agevolato il nostro portiere che è stato meno reattivo del basamento della statua del monumento ai caduti. Il 3-2 è venuto col Sodostè in porta che ha pensato bene di assicurarsi un posto comodo per fare l’uscita in presa alta senza però tenè conto che il Pardini2 avrebbe potuto sbercià la palla e inculallo come un macaco incula una macaca appisolata.

Da lì è stato un precipizio fino al 6-2 finale al quale siamo arrivati io e Gianni in stato d’incoscienza, G.Ceppa con le visioni, il Sodomax con la fronte che ni copriva anche la bazza, il Sodostè con la coscienza a pezzi per l’uscita avventata, Tono in crisi d’identità (non si sapeva con chi fosse) e Federico che aveva ormai completato la metamorfosi iniziata alle 8 e 10 divenendo completamente un giocatore avversario a sé stesso.

Ma il colpo di grazia doveva ancora essere perpetrato: l’Aiazzar sotto la doccia.

S’è presentato con la barba incolta e, nonostante la vittoria, era triste da sembrare un kamikaze di etnia pashtun sopravvissuto nonostante si fosse fatto esplode.

Dato che la sua religione ni proibisce di entrà sotto la doccia nudo (è l’unico omo che c’ha il burqa al billo), s’è presentato con un costumino pied-de-poule viola e rosa probabilmente frutto di una rapina di cui rimasero vittima gli organizzatori di Pitti Kabul nel 1974, indumento che faceva parte della collezione Kandahar Taliban Summer classificatasi sesta.

La serata s’è conclusa nella norma: al tavolino elucubrando su gite in Thailandia, a Velden, di diete declamate ma annichilite da creme catalane e definitivamente assassinate dal programma di mangiate per la prossima volta e strage di paperi.

Prossimo turno: lunedì 5 luglio 2010 (giovedì 8: nicchi)

Il giudice unico autoproclamato

Oggi (il 26 giugno) il Marmomagnani compie gli anni.

Non anni qualsiasi ma mezzo secolo tondo tondo.

Gli ho scritto privatamente che mi peserà da morire non essere con voi (spero millanta) a festeggiarlo sabato sera.

Gli ho anche scritto che non mi viene in mente niente di più bello che festeggiare un momento così importante giocando con gli amici.

Vi rendete conto? Hai cinquant’anni e esci di casa o dall’ufficio dicendo “scusate ma devo andare, i miei amici mi stanno aspettando per giocare”.

Lasciate in questo spazio i vostri auguri a Marco.

Pz


Pronti via, comincia il mondiale dell’Italia.

Che garbi o che non garbi a quelle estati laggiù, quando il calcio televisivo era di tutti e non esclusiva degli “abbonati golden VIP”, siamo legati da ricordi indelebili.

Prendo spunto dal post del Becagli (che ripubblico qui sotto), che beato lui “era in pancia” quando noi, già grandi, eravamo a fa’ il bagno in piazza Mazzini, per sollecitare a tutti un ricordo dei Campionati del Mondo. O del pallone in generale.

Di quando i mondiali erano di tutti e la tv trasmetteva tutto e, dalle finestre aperte delle sere d’estate, usciva la voce del telecronista che si appassionava a Svezia-Honduras. E poi, finita la partita, s’andava a giocà in mezzo alla strada e chi stava in porta si tuffava su sassi e catrame che gli sembrava d’essere Tomaszewski (Polonia ‘74), e gli importava una sega se si sbucciava i ginocchi.

Approfittate anche per scrivere il vostro pronostico e partecipare al concorso “indovina le prime quattro e diventa fantallenatore del Pandorito”.

Olè.

Pz

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becagli scrive:

le prime 4 in ordine sparso:

italia
spagna
argentina
brasile

nell’82 ero in pancia
nel 2006 ero in passeggiata
nel 2010 spero di riessici

un’emozione unica forza italia

Cari fratelli e sorelle,

in attesa che riprendano a viaggiare le info su risultati e classifica (chi ce l’ha li aggiorni e me li mandi), teniamo sveglio il sito parlando di pallone.

Essendo tutti “in età” vi consiglio la lettura di questo bel pezzo. C’ho picchiato il naso su repubblica di qualche giorno fa’ e ve lo giro sperando ne nascano considerzioni vostre.

A me m’è garbato da morì.

Pz

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Quel 4-3 alla Germania che cambiò la nostra storia

di FRANCESCO MERLO

La vera storia è che l´Italia batté l´Italia e fece il suo vero ingresso in quella Europa che per noi era ancora un´altra galassia.

Certo, Boninsegna non sapeva di essere l´angelo della storia quando, all´ottavo del primo tempo, con una fucilata di sinistro scaraventò in rete insieme alla palla dell´1-0 anche l´Italia dei poveri ma belli. E Albertosi, scattando di reni oltre la traversa non sapeva di respingere con la potenza di Muller anche l´autoironia compiaciuta del Rascel di «mamma ti ricordi quando ero piccoletto…». La vera storia è che, spezzando le reni ai crucchi, l´Italia si liberò dell´Italia quella notte di quarant´anni fa, quando finimmo tutti per strada, anche i solitari che, come me, hanno sempre odiato la folla.

Tutti a gridare dentro le Cinquecento come deficienti, come se davvero affidassimo il nostro destino al vento astrofisico della bandiera tricolore. E tuttavia solo nei tempi supplementari l´Italia si liberò del suo veleno spirituale e della sua antichità biologica assunta come vizio. I novanta minuti regolamentari visti oggi sono ancora più noiosi di allora. La solita Italia del «primo non prenderle» si accartoccia in difesa, il gioco è lento, c´è Facchetti secco e longilineo come un asparago, ci sono le fughe di Domenghini con la maglietta a sbrendolo, ci sono i baffetti da gatto di Mazzola e c´è Rivera con le sue gambette di pollo lesso…

Davanti alla tv gli italiani si erano già concessi gli spaghetti e attendevano il fischio finale, con la voluttà di autoproclamarsi figli di puttana e di vincere con quel gran gol Boninsegna che un catenaccio di ottanta minuti aveva però trasfigurato in un golletto di rapina. Ma ecco che invece, con il tempo scaduto, arriva quel goffo difensore del Milan, il biondo Schnellinger, il solo incustodito e dimenticato dai cerberi italiani, e segna, il traditore: 1-1. Oggi gli avrebbero mollato almeno una testata, uno sputo o un bel calcione. Allora si limitarono agli insulti perché avrebbero voluto che simpatizzasse con i compagni di scuderia piuttosto che con quelli della Nazionale, che stesse con lo stipendio piuttosto che con la patria e la bandiera. Ecco: deve essere stato a questo punto che in cielo si è sentito il clic che ha rimescolato il mondo, in quel paradosso dell´italiano che dà del traditore al tedesco che non ha mai tradito. La partita divenne «del secolo» perché capovolse il secolo affidando ai tedeschi la parte degli agili e fragili perdenti e a noi quella dei vittoriosi panzer dal vigoroso carattere.

Ma nessuno capì cosa si celebrava nella notte del 17 giugno 1970 quando ci ritrovammo a sventolare quei drappi che riempiono i vuoti e surrogano la vita. Nel suo bel libro La partita del secolo Nando Dalla Chiesa sostiene appassionatamente che fu la vittoria della generazione del 68. Ma la verità è che ciascuno sventola una sua vittoria personale e la minoranza politico-ideologica del ‘68 non disprezzava solo il tricolore ma anche il calcio e non solo perché Mao non giocava e Togliatti, che era stato juventino, «era solo un revisionista». Gli intellettuali italiani, tutti testa, testi e testosterone, tutti panza e cervello, tradizionalmente odiavano lo sport e lo maltrattavano come «instupidimento delle famiglie», «sedimento dell´odio universale», «caserma dello spirito», esibendo a destra da Croce a Longanesi e Maccari, e a sinistra da Marx ad Adorno, a Musil, e su tutti il solito Karl Kraus, il Beckenbauer dell´aforisma.

E poi sul ponte del 1970 non sventolava il tricolore, ma la minigonna. E veneravamo ben altri feticci, noi italiani, di sinistra e di destra e di niente: il cappello dei Beatles per esempio, o le canzoni di Lucio Battisti o, per i matusa più reazionari, c´era Celentano che aveva vinto a Sanremo con una litania contro gli scioperi, «chi non lavora, non fa l´amore», come se le donne non scioperassero anche loro. Tra i feticci c´erano i porno fumetti di Isabella e le foto dei militanti italiani accanto a Mao…

Forse solo l´esile ma intelligente Rivera capì al 6´ del secondo tempo supplementare che era per noi che girava la storia, che potevamo mostrare al mondo di non essere più i micragnosi e denutriti che solo in contropiede avevano preso Porta Pia, gli individualisti esalatati con l´aviere Baracca a centrocampo, e la stampella di Enrico Toti per centravanti. Dunque l´abatino, che sulla linea della porta si era fatto passare tra il palo e le gambette il gol del pareggio tedesco (3-3) ed era stato coperto di insulti da Albertosi, trovò la forza pesante del selvaggio e l´intelligenza veloce del siluro beffando il portiere con una finta di corpo e una pedata di piatto: 4-3 perché non è vero che l´Italia sarà sempre fatta di abatini allenati dal Badoglio di turno! E mentre calciava la palla in basso, Rivera lanciava in alto quelle sue pupille accese, che oggi sono circondate da una bella foresta di rughe, ma quella notte misurarono la profondità di una nuova speranza italiana, di un´idea di vittoria non più affidata allo stellone, alla classifiche degli altri e alle corna dell´arbitro. Italia-Germania 4-3 perché non è vero che sappiamo solo scappare e vendere agli americani la Fontana di Trevi!

A riguardare le immagini di quella notte sembra quasi che ci sia l´impronta divertita di Claude Lévi-Strauss già nella foggia dei «calzoncini» che erano molto più corti e diciamo così più «insolenti» dei «calzoncioni» molli di oggi. E quando suonarono gli inni, che anche i giocatori avevano ritrosia a cantare, nello stadio Azteca di Città del Messico sotto un cielo fresco di temporale, i primi piani di Beckenbauer, elegante come un italiano scuro di capelli, e di Gigi Riva, potente nel fisico come un ostrogoto di Varese, segnalavano al mondo la fine delle razze e, nel bianco e nero della tv, il rimescolamento di antropologia, etica ed estetica nell´Occidente.

Di sicuro è nei tempi supplementari che Boninsegna e Burgnich e Riva e tutti gli altri che sono finiti nella canzone di Mina (“Ossessione 70″) presero il passo di carica della Wehrmacht e l´intrepidezza dei marinai inglesi, e dinanzi al particolare che si ricongiungeva con l´universale sembrava che persino l´erba del campo ridesse ogni volta che i nostri calciatori la calpestavano, così per manifestare la gioia per quel gioco di piedi.

E invece furono i tedeschi al sesto minuto del primo tempo supplementare a passare in vantaggio (2-1) perché Müller, furbo e maligno come un italiano, intrufolò la punta del piede tra Albertosi e Poletti, per l´occasione imbranato e macchinoso come un tedesco. «Tutto facile per la Germania adesso» commentò Nando Martellini. Ma all´ottavo del primo tempo supplementare Burgnich, inaspettato difensore, arrivò puntuale all´appuntamento con il pallonetto di Rivera: 2-2. Ecco: gol, perché non è vero che siamo i geni della truffa! Ma niente gesti plateali, niente corse con il dito in bocca o mostrando il sedere: Burgnich, «la roccia» italiana, era fatto così, come un tedesco appunto. Poi alla fine del primo tempo supplementare fu Gigi Riva ad arrivare sul cross di Domenghini e fu una delle pedate più eleganti e potenti della storia del calcio, di collo sinistro, precisa , angolatissima: gol perché non è vero che vinciamo solo quando tradiamo!

Senza che nessuno allora se ne rendesse conto, quei quattro gol segnarono da un lato il definitivo ingresso dell´Italia in Europa, dove i tedeschi erano la locomotiva alla quale eravamo attaccati ma con la quale avevamo dei conti da regolare. Dall´altro lato la partita consegnò almeno per una notte la Germania all´aristocrazia dei simpatici perdenti, che era invece il nostro territorio incantato, il nostro stemma nobiliare.

Diciamo la verità: sino alla fine degli anni Sessanta l´Europa per noi era un mondo di sogno, andarci in aereo era ancora un privilegio, vi avevamo esportato contadini immusoniti dalla batosta della riforma agraria e nonostante la crescita vertiginosa del prodotto interno lordo, non riuscivamo a liberarci dal ruolo di «straccioni geniali». Insomma per sentirsi uguale e occidentale, l´Italia aveva bisogno di una grande affermazione e la ebbe con il calcio, battendo lo squadrone dei panzer del football, della solidità di Borsa e banche, della disciplina e della rinascita vera. Un´impresa storica dunque e non solo un raro evento gioioso nel Paese che meno di sei mesi prima, con la bomba di Piazza Fontana, era precipitato nella violenza e nella paura. Ma quella notte no, forse perché allora il calcio era un valore positivo e popolare, come solo Pasolini aveva capito; gli stadi non erano ancora i luoghi dell´impunità, lo sport non era in mano alla finanza vaporosa e alla politica truffaldina.

Ecco perché oggi, anche quando vinciamo bene e forte, sappiamo che mai più la nostra gioia sarà la stessa di allora.

Si omologa la 43.a giornata del 31 maggio 2010:

Risultato (18 presenti):

5: pepo, pietrino, francè, sauro, marcosauro, aiazzar, dino, becagli, sodoste

3 marietto, sodomax, fabrizio, bertacca, marmo, pardini2, tucci, rossi, matrone

Classifica: Allegata.

Omo Sky: Vi si ridice un’altra volta: è aperto il dibattito tramite il blog, io lepre.

Omo Skyfo®: Cantalupi

Considerazioni: siete degli AMORFI. Abbiamo creato l’omosky, l’omoskyfo, la possibilità di lasciare commenti che è di una banalità operativa elementare (clicchi su “commenta”, scrivi una stronzata e dai conferma). E invece, tranne un paio di eccezioni la stragrande maggioranza del Pandorito, rimane passiva, amorfa appunto. La volta scorsa, nell’intento di ottenere “partecipazione” attiva, abbiamo “sobillato” la discussione sull’omosky/skyfo e non ci avete cacato minimamente. Se partecipate bene, sennò il comitato di redazione valuterà l’ipotesi di entrare in agitazione.

Prossimo turno: giovedì 3 giugno 2010

Il giudice unico autoproclamato


Fratelli e sorelle,

essendo di passaggio in terre incognite e lontane, e  realizzato che qui i villici vaccari ignorano il Pandorito, ho pensato di accendere loro un po’ di luce.

Sicché intrufolatomi a una presentazione dell’Ipad, in un bel negozio Apple che si inaugurava a Salt Lake City, gli ho impostato tutti gli Ipad sul nostro sito.

I villici hanno apprezzato incuriositi, soprattutto la foto di Beppe col Pandoro di legno e il figurino di Pietrino.

Ma si sono anche lamentati dell’assenza di una versione bilingue.

Bisognerà pensarci, oppure gli si manda Francé che qui si fa’ capire al seguro.

Da Tooele, Contea di Tooele, il vostro inviato.

Pz

Si omologa la 42.a giornata:

Risultato (20 presenti):

5 pepo, sodomax, sodoste, sauro, marcosauro, tucc,i francè, cantalupi

4 marietto, bertacca, rooney, matrone, sergio, becagl,i aiazzar, federico

Classifica: Allegata

Omo Sky/Omo Skyfo®: è aperto il dibattito tramite il blog. Scrivete qui sotto (Commenti)

Prossimo turno: lunedì 31 maggio.

Il giudice unico autoproclamato